lunedì 18 maggio 2020

E poi arrivò il coronavirus


All’inizio del corrente anno avevo dei buoni propositi, raggiunto l’anno scorso il traguardo dell’agognata pensione, libero da impegni di lavoro soprattutto la domenica , non avevo più scuse.
Il tempo per allenarmi non mi sarebbe più mancato, le gare a cui talvolta avevo dovuto rinunciare per impegni lavorativi non mi sarebbero state più precluse.
Il mio primo obbiettivo era correre una discreta Savona Half Marathon programmata per marzo, piano piano cominciare a preparare le basi per l’impegno clou dell’anno: la New York City Marathon, prenotata per tempo con gli amici della Podistica Savonese.
La condizione a febbraio non era ottimale ma discreta, i vari acciacchi che costellano la vita di ogni runner sembravano dimenticati, poi, poi è arrivato il coronavirus.
Confortati dai primi giudizi dei virologi che prospettavano un decorso simile all’influenza, noi runners eravamo speranzosi in un periodo più o meno breve d’inattività, poi sono cominciati i divieti e ci siamo resi conto che non ci sarebbero state soluzioni  a breve termine, gare rinviate sine die, prospettive di ritorno alla normalità, almeno per il mondo delle corse, sicuramente di diversi mesi.
Abbiamo scoperto l’allenamento in casa con i video che proliferavano online, tutto per non farsi trovati impreparati al ritorno alla corsa all’aperto, ma non è la stessa cosa, personalmente non sono stato un giorno fermo in questo periodo di lockdown, fitness, pilates, yoga, corsa sul posto, però la prima volta che ho ripreso a correre in strada mi sembrava di avere due pezzi di legno al posto delle gambe.
Adesso siamo a maggio, un periodo di ripartenze, l’orizzonte è ancora cupo, sicuramente il problema di correre è quantomeno secondario per chi ha quello della sopravvivenza economica, ma anche il problema del benessere psicofisico è fondamentale nella vita di tutti noi.
Mi piacerebbe concludere con un pensiero ottimistico, sicuramente questo tragico periodo passerà, si troverà una cura, ci sarà un vaccino, la pandemia si attenuerà, forse l’essere umano pensava di essere diventato invulnerabile, purtroppo non è così, siamo fragili e se ce n’eravamo dimenticati il coronavirus ha provveduto a ricordarcelo.